Nel Piccolo Tibet la stagione invernale è da poco iniziata e gli amanti degli sport invernali sono tornati a divertirsi sugli oltre 115km di piste della località, scegliendo tra sci, snowboard, ciaspole e molto altro ancora… Ma per chi non si accontenta delle proposte più classiche, Livigno propone sei attività che permettono di vivere appieno la Ski Area, in grado di soddisfare ogni interesse, dal food allo sport, fino alla musica e alla cultura.
Sono sempre stato il piccolo di casa, l’ultimo della cucciolata.
Terzogenito in netta minoranza, venuto al mondo sette e dieci anni dopo le mie due sorelle. E di questo essere in fondo alla fila ho fatto uno stile di vita.
Fin da bambino.
Randagio nel midollo, disperato quanto basta, curioso sempre: il mio gioco preferito era restare all’area aperta, sgusciando fuori casa appena finiva la scuola e tornando poi al tramonto, coperto di neve, di terra o di chissà cos’altro avevo incontrato sul mio cammino.
Erano gli anni ‘80, non c’erano ancora i cellulari, e quando un figlio usciva per andare alla conquista del paese, mamme e papà non potevano far altro che aspettare, sperando rientrasse tutto intero e senza aver fatto troppi danni in giro.
Mi piaceva fare i giochi con il legno, costruendo rifugi di fortuna nei campi e nei boschi. Mi piaceva portare in esplorazione gli amici forestieri, quelli che salivano d’estate e restavano qui per tutta la stagione. Mi piaceva andare a guardare i cantieri, per rompere le balle agli operai e farmi raccontare come si costruiscono le cose più diverse.
Quindici anni dovrebbero bastare per far cadere un reato in prescrizione, ma per essere sicura, io, i libretti con le note, li ho tenuti tutti.
Che non si sa mai.
Diligentemente impilati nel cassetto, sono lì a guardarmi, sempre pronti a ricordare a tutti da dove viene il mio carattere fumantino.
Stando a quanto dice la prima, pare che mi divertissi a fare lo sgambetto ai compagni di classe mentre tornavano al loro posto, ignara dei richiami e fiera come un pirata con la benda sull’occhio.
Non a uno, non a due e non a tre compagni. Ma a tutti, nessuno escluso, di ritorno dal bagno o, chissà, dalla ricreazione.
Difficile pensare che li abbia fatti cadere proprio tutti-tutti, anche perché mi auguro che, cascati i primi, gli altri fossero in grado di capire che forse era meglio non passare dalle mie parti, ma noi, vista l’occasione, prendiamo comunque per vero che ci provassi con ognuno di quelli che mi capitavano a tiro.
Cadere a naso all’ingiù, pensavo, non è poi tanto male, visto quanto piace farlo a me. Da piccola passavo i pomeriggi a giocare con i miei fratelli maggiori e molto spesso ero la cavia per i loro esperimenti di meccanica applicata. Come quando mio fratello decise di scorrazzarmi per le vie di Livigno dentro ad una cassettina con le ruote fatta interamente di mattoncini della Lego, che trainava pattinando con i roller.
Abitacolo frantumato al primo tombino preso di slancio e culo a terra per me, che ridevo come una matta e ricominciavo subito ad assemblare i pezzi del mio bolide multicolore.
Avevo sempre le ginocchia sbucciate e piene di croste, come è giusto che sia quando sei un bambino, e mai avrei pensato che qualche sano capitombolo potesse indispettire tanto il corpo docenti.
Sci di fondo, escursioni con le ciaspole, fat bike, pattinaggio sul ghiaccio o attività estreme e adrenaliniche come il parapendio: Livigno è il paradiso per chi cerca il divertimento sulla neve anche senza sci o tavola ai piedi.